mercoledì 29 ottobre 2008

After the party (1907)

Nella cornice di superficialità non voluta e imbarazzata della Biennale ecco l'unico "j'assume" degno di nota: la festa è finita, ed ora..? Mentre tra i manifesti, instabili pilotis di fondamenta teoriche incurabili, spicca quello di CoopHimmelb(l)au scritto in tempi non sospetti e riesumato per tentare di dar senso a quello che non c'è. E si vede che non c'è. Non fan certo bella figura i giapponesi che sfoderano, tanto per semplificare, il miglior giovane talento della scuderia né le eleganti teche dei francesi rubate direttamente alla Cité de l'architecture né tantomeno le violente luminarie tedesche che attirano con echi del passato l'ignaro pubblico per lasciarlo attonito davanti alla banalità delle idee presentate. La Corea ci prova sempre e come sempre si lascia guardare con piacere, il piacere dell'archivista necrofilo, s'intende. Le gondole feticcio dei newyorkesi ripetono in loop un'idea ormai stantia. Studenti un po' nostalgici fotografano lo scultoreo progetto di F.O.G. e mi verrebbe da indicar loro la strada verso un bel museo del design. Al massimo questa biennale potrebbe fare l'oggetto di una mostra minore in qualche scuola per creativi di provincia. La provincia italiana ovviamente.

3 commenti:

  1. grazie per le gondole feticcio....mmmm..essendo parte in causa non mi trovi pienamente d'accordo...spero tu abbia ascoltato. Il progetto era il testo recitato...sempre per l'idea di alvorare con un overlayering sensoriale..nascondendo, mettendo in secondo piano il vero significato del progetto...non nascondendolo..ma sfocandolo un attimo...per capirlo devi mettere in funzione il..muscolo ciliare.

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  2. e per il resto...non sono proprio d'accordo...purtroppo mi sono accorto che le cose interessanti riguardo la biennale si dicono prima che la biennale apra..tra corridoi, tavoli con spritz,uffici..tra le mail...Quando apre..the show must...just go!

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