martedì 15 luglio 2008

Martedì

Di nuovo in Comune. Ore 8.44 di un martedì di luglio; è già caldo.

Nella sala d’aspetto non è prevista l’aria condizionata; negli uffici dei tecnici sì. Come dire, selezione naturale: se resisti, parli col tecnico e godi anche del suo fresco forzato, sennò la coda si smaltisce prima. Indolore, ecologico, pulito.

Arrivo ed è tutto uno sventaglìo di fogli foglietti cartoline. I meno accorti si accontentano delle carte d’identità stropicciate. L’odore di chiuso comincia a farsi strada già a quest’ora, si intravedono le prime macchie scure sulle magliette a nido d’ape; gli sguardi maschili si posano sulle scollature delle donne in canottiera, gambe accavallate e belle zeppe sotto unghie laccate di rosso.

Un tizio accanto a me sfoggia dei baffetti ridicolmente sottili e una zazzera di capelli fonatissimi che tuttavia stanno perdendo il loro aplomb, nell’appiccicume di questo caldo fermo. Mi guarda di sottecchi, non so in realtà se guarda me o il fascicolo di documenti che ho in mano e che aspetto di protocollare; siamo tutti curiosi di sapere che cazzo fa il nostro vicino, chi è, che lavori ha in corso. La sala d’aspetto è una piccola arena di noia e indiscrezione. Con la caratteristica che appena esci già non ti ricordi più nulla, come fosse stata una parentesi di sospensione nello spazio e nel tempo.

Finalmente tocca a me. Elaborati a integrazione di bla bla bla. La donna che mi sta di fronte e che accoglie il mio plico è gentile e si lamenta di avere una strana eruzione cutanea su un avambraccio che le causa prurito. Dico, sarà stata punta. Dice, speriamo sia quello. Buongiorno, e grazie. Questa normalità è confortevole, quasi sono tentata di rimanere qui tutta la mattina, in questo tempo senza pensieri, a parlare di cose qualsiasi tra queste persone che non conosco.

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