sabato 13 dicembre 2008

Omaggio allo Scultore


Potrete decidere delle vostre leggi ma il tribunale in cui sarete giudicati è sempre la tomba

C'è questo bisogno tutto umano di ricostruire il mondo fuori da sé. Sartre descrive il costante lavoro di creazione-distruzione nella scultura di Giacometti come un modo per avvicinarsi alla vita. Lo affascina, di quelle eteree e carnalissime figure, la presenza imminente nel mondo dei vivi. Loro, le immagini, ancora più vive perché fatte per morire.
Mi rapisce questa idea del padre che crea un figlio perfetto solo perché ne ha già pattuito il destino.
Non esiste forma che possa soddisfare questo "eterno". L'artista, solo, s'appaga e appaga di questa parziale esattezza, la mente umana non ne vede una più precisa, che è la padronanza della narrazione, compresa la fine. Non vedo differenza tra tecniche e temporalità: tutti, indistintamente, operano un tentativo di salvazione.
Gli altri, gli altri artisti farisei, non vedono al di là dello specchio ma riproducono infinite volte un'inutile immagine riflessa.
L'arte risponde per prima a questa necessità che non è capire ma salvare.

Nessun commento:

Posta un commento