lunedì 25 febbraio 2008

The black box

Dopo aver saturato le memorie del lap top, del Mac, del walkman, dei diari e dei cellulari che ho perduto in giro per il globo, finalmente venerdì scorso, forse grazie allo stato febbrile non ancora risolto, sono entrata in uno di quei peccaminosi inferni informatici è l'ho comprata! The black box. L'hard disk esterno insomma. E svuotando i miei archivi temporanei per formare una concrezione di eventi, immagini, luoghi come nelle scatole nere degli aerei precipitati, alcuni residui del tempo che fu mi si sono appiccicati addosso. Quel file dimenticato, quella cartella d'immagini mai aperta, quella canzone masterizzata; resti che galleggiano nel mare magnum del desk e premono per essere salvati. Così nasce la sezione City novel. Dedicata ai relitti di avventure, più o meno poetiche, più o meno reali, che ognuno ha vissuto nella propria personale esistenza/esperienza. Come tradurre queste archeologie? Pagine di diario alla Laura Palmer, telefonate intercontinentali trascritte in blog, photo, disegni? A ogni avventore il piacere della creazione, dell'improvvisazione. Sappiate solo che i CT sono ghiottissimi dei "fatti vostri" ma solo, ovviamente, se lo sfondo della storia è la città!
Il più veloce a cogliere lo spunto, neanche a dirlo, è stato lui, il guru, Emma B. Tre immagini a bassa definizione, con il nuovo cellulare, di una notte bolognese che si dipana prima lenta, sonnecchiante, poi sempre più veloce, fuori, per strada, con traiettorie divergenti, appuntamenti mancati, febbre, fantomatiche suore e bon bon al cioccolato. Improvvisamente ci stiamo reinnamorando della città Rossa... Chissà se gli altri City sapranno dirci qualcosa di altrettanto appassionato delle loro sperdutre patrie...

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