martedì 20 maggio 2008

ANTICHI DOCUMENTI/R

Ricevo questa mattina la mail di un caro amico ormai trasferitosi a Leicester per ragioni di studio (gli inglesi un brillante cervello dell'economia lo prendono subito in dottorato e lo coccolano il più possibile sperando che resti lì a vita) e non posso che ammirare, oltre alla sua viva curiosità, il ritorno del tema sul Senso dell'Architettura. Parlando di Roma e della proposta di spostare l'Ara Pacis mi chiede: "fino a che punto secondo te bisognerebbe intervenire in una citta' che gia' e' ricca di architettura, ma di un altra epoca? Nel caso specifico, visto che una citta' come Roma e' grande, non ci saranno zone, tipo l'Eur dove un architetto contemporaneo puo' sbizzarrirsi e magari essere ricordato tra 2000 anni? Ti prego nella risposta di non infilarci di mezzo la politica, nel senso che i miei dubbi prescindono dalle decisioni dell'attuale giunta comunale di Roma, e mi batte il c... se Alemanno e' un fascista....".
Ecco il mio pensierino e speriamo che stavolta si scateni l'inferno del dibattito!

3 commenti:

  1. PURINI scrisse: L’Ara Pacis è un doveroso risarcimento al moderno.
    Trovo molto ironica l’affermazione di Purini che sottolinea l’esigenza di costruire e ri_costruire il centro storico italiano, ma sbeffeggia il primo ed unico esempio definendolo moderno e non contemporaneo.
    Pochi giorni fa ho pubblicato un disegno di Aymonino, personaggio che sta combattendo una dura battaglia contro L’Ara.
    Non condivido praticamente niente di ciò che sostiene il maestro, ma come non giustificare le eresie di un uomo che si è battuto una vita, politicamente e culturalmente per la propria città, disegnandola in ogni sua parte e in ogni suo VERSO.
    Come non accorarsi l’ira di un sessantenne che ha ricevuto dalla sua Roma solo l’incarico per un misero museeetto.
    Come non condividere l’idea che quella prima opera nel centro storico italiano, così importante per il suo messaggio intrinseco, ma anche formale, dovesse necessariamente andare ad un architetto romano e non a un costruttore di ville per l’America capitalistica ( come dice Grassi ).

    Chiudo con l’ennesima citazione estendendo il dibattito alla realtà italiana.
    Un vecchissimo Benevolo disse ad una conferenza fiorentina: Perché Firenze sia davvero contemporanea, dovrà costruire la stazione dell’alta velocità di Foster e la pensilina degli Uffizi di Arata Isozaki.

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  2. Luca, intanto grazie per aver aperto le danze su di un tema che so essere molto tuo. Dusty&the city! La querelle è appassionante quindi ti chiedo:potresti riportare in modo più dettagliato le posizioni sul dibattito Ara Pacis?

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  3. Queste sono parole del maestro Giorgio Grassi pronunciate alla Bovisa durante la lettura del 5 Maggio sul tema "Scrittura Esucutiva".
    Dato che sono giorni che sto sbobinando l'intervento, potete osservare come ne ho assimilato la polverosità.


    Ormai non ci si salva più!
    L’altro giorno ho letto sul quotidiano che Fuksas commentava il progetto di Richard Meier per l’Ara Pacis dicendo: Mi fa schifo!
    Lo sostiene anche Ayminino e capisco il feroce dissenso di un uomo che si è occupato della sua Roma da trenta anni, politicamente e artisticamente, disegnandola da tutte le possibili angolazione. E il riconoscimento di tanto sforzo intellettuale è stato permettergli la realizzazione di un piccolo museino.
    Roma chiama un architetto bravissimo a realizzare ville o musei che sembrano ville. Insomma un grande architetto per l’America capitalistica.
    Durante il ventennio, Morpurgo, aveva già precedentemente distrutto l’ambiente, ma il progetto di Meier mi sembra aggravi ulteriormente la situazione eclissando le due chiese antistanti, delle quali adesso sembra impossibile rivedere il fronte.

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