martedì 20 maggio 2008

ER MANIGLIONE


Il maniglione non vuole essere in alcun modo un “supremo atto teppistico”, anche se l’idea di essere stato futuristicamente dissacrante mi diverte molto. Il suo ruolo è, più semplicemente, quello di ricostruire il fronte su via Ripetta, riportandola alla sua natura di asse prospettico, fondamentale per la logica urbana del Tridente, nonché per la sua leggibilità. Il progetto del mio gruppo è infatti l’unico che non ha accettato l’idea del Museo di Richard Meier come quarto lato di Piazza Augusto Imperatore, ma ha correttamente considerato il bianco edificio dell’architetto newyorchese solo come uno dei due lati della strada in corrispondenza del vuoto prodotto dalle demolizioni di via Ripetta. Proprio per non essere aggressiva la nostra soluzione prevede una sorta di trabeazione sopraelevata, contenente una nuova sala espositiva e una loggia-osservatorio. L’avere spostato in alto la quinta prospettica permette a chi sta nella grande sala dell’Ara Pacis di osservare il Mausoleo, così come accompagna nel concreto delle relazioni urbane la stessa opera meieriana, a tutt’oggi estraniata e in larga parte atopica. C’è da aggiungere che il “maniglione” consente, salendo verso la loggia, di godere di viste progressive della mole tufacea e laterizia offrendo, secondo successive inquadrature in verticale, uno spettacolo sicuramente di grande interesse e di notevole suggestione. Per quanto riguarda il “sistema di ambienti aperti-chiusi”, che tanto l’ha turbata, essi sono stati pensati per due ragioni . La prima è che tali spazi rievocano il tessuto urbano distrutto reinmettendo il Mausoleo nella città, intesa come un insieme di tracce edilizie operanti, ovvero un palinsesto vivente, seguendo in ciò la celebre intuizione su Roma di Sigmund Freud. La seconda è quella di predisporre una promenade architecturale che prepari la vista del Mausoleo, sottraendo a quella sua immediatezza da gigantesco objet trouvé che gli toglie mistero ed emozione, esibendolo nel grande spazio di Piazza Augusto Imperatore senza alcuna mediazione . Per concludere, Le dirò che quando si partecipa a un concorso si è consapevoli che si può anche perderlo, ma in questo caso la mia sorpresa riguarda il fatto che la giuria, seppure autorevole, sembra non aver affrontato in modo adeguato la complessità urbana del tema. In effetti essa ha accettato la situazione esistente scegliendo conseguentemente la proposta che migliorasse nel modo più convincente l’asseto attuale senza rimetterlo in discussione. Come sarebbe stato, invece più che necessario, doveroso.
Franco Purini

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