lunedì 12 maggio 2008

The Meaning of Architecture



Dopo il gioco dell'estate, per i più seriosi, lancio un'altra proposta. Un tema che sta incendiando la corrispondenza tra Eileen e Lupo, la famosa querelle sul Senso dell'Architettura. Come potete leggere nel post La Deriva E. metteva in dubbio la capacità della filosofia teoretica di saper entrare in discussione con un problema di ordine estetico molto complesso: la deriva della forma e del suo contenuto. Oggi l'architettura, sia per la sua esorbitante visibilità, sia per la sua privilegiata relazione con i mezzi tecnologici, sia per il suo statuto misto di ars estetica ed etica (civile), ricopre a nostro avviso un ruolo nevralgico per una nuova decodificazione del senso dell'arte. La domanda, assolutamente neo crociana (ma ci piace così), si rivolge ad un pubblico vasto che voglia dire la propria sul mondo fisico e relazionale in cui viviamo.
Qual è il Senso dell'Architettura?

6 commenti:

  1. comlimenti E. sono colpito!!! neanche una parola straniera... che il tema fosse delicato e quindi richiedesse un tono meno scanzonato l'avevo capito ma che addirittura arrivassi a privarti del tuo marchio di fabbricca!!!! tanto di cappello.
    prometto che a breve vi delizierò con una delle mie perle canore a commento di quanto detto fino ad ora da voi tutti.... sono indeciso tra i "neri per caso" e Gigi d'alessio" non vi preoccupate la scelta sarà oculata e come al solito pertinente. un salutone (s'è capito che sono in un periodo un po scazzato o no?)

    RispondiElimina
  2. ebbene si!!! dopo tre settimane di folli impegni non remunerati ho deciso che se ne possono andare tutti affan.... un bagno!!! (visto che ci avviciniamo alla bella stagione). A tale proposito mi auguro di vedere tutti voi all'aperitivo di And, ormai diventato un piacevole momento di ritrovo in cui poter parlottare allegramente e darsi appuntamenti che difficilmente verranno mantenuti. Ma chi se ne frega ormai tutto il mondo è fatto di fugaci momenti inutili posti in modo casualmente sequenziale... e allora divertiamoci tutti e facciamo un bel trenino pe pe pepe pepe !!!! (sono leggermente incazzato visto che qualcuno ha osato mettere in dubbio il mio operato... e non mi riesco a calmare!!!! vediamo se domani mi rilasso, ci spero tanto).

    RispondiElimina
  3. Angy,ma come,chi ha osato..?Se è uno sopra di te lavora di sponda e avvelenalo,se invece ti sta sotto...bhè,è troppo facile!Comunque relax è la parola del mese.Ah,ieri sera ho finalmente scovato la tana degli architetti bolognesi.Sono sgusciati fuori a frotte, come lige formichine...peccato sia ormai troppo tardi!

    RispondiElimina
  4. Ciao E,
    complimenti per essere riuscita a lanciare un argomento così impegnativo, qual è, il senso da dare oggi all’architettura.Poi ( come dice Angelo) l’averlo fatto in lingua italiana.
    Noi abbiamo già avuto altre occasioni per discutere di questo argomento; speriamo che incontri l’iteresse anche di altri per un arricchimento comune.
    Provo di usare questo strumento comunicativo con tutte le difficoltà di un ultrà60N.
    L'anali che fai su "Tecnica e architettura" di Severino (Raffaello Cortina ed., euro 8,50) lascia spazio a qualche riflessione. Oggi vorrei rimanere sul generale:dire qualcosa sul rapporto filosofia/ estetica-architettura e di conseguenza includere anche il ruolo di Severino nel dibattito in questione.(Poi ho il dubbio su quanto lungo possa essere un commento, perciò mi limito all’essenziale e lo invio a puntate).
    Parto dall'idea che fin dai tempi più remoti l'architettura abbia ubbidito a tre fondamentali elementi pratici-teorici: la stabilità, la funzionalità e la piacevolezza. Ora, mentre la stabilità è legata alla minore deteriorabilità possibile, oltre che al restare in piedi, di una struttura; la funzionalità e la piacevolezza si iscrivono prevalentemente su piani prettamente simbolici-filosofici.
    Nel passaggio dal mito alla filosofia, l’architettura, che all’inizio era un tutt’uno con l’urbanistica, s’ è iscritta, non a caso, all’interno di quel ramo filosofico che si chiama estetica. Questo per dire che i filosofi, da sempre, sono stati deputati a parlare di questo argomento.
    (fine prima parte)

    RispondiElimina
  5. Anche se, in generale, i filosofi si dovrebbero occupare prevalentemente del senso: per gli umani, che senso ha fare questo o quell’altro, pensare così e cosà, credere in questo, in quello o nel “chissenefrega?” E persino che senso ha occuparsi dello stesso senso, e così via. Accettata questa definizione della filosofia, ne consegue che nessuno, consapevole o meno, (per nessun motivo e in nessun caso) può pensare e agire al di fuori della filosofia, anche perché, consapevoli o meno, nessuno può fare a meno di dare un barlume di senso alla propria e all’altrui esistenza.
    Da questo punto di vista, ( cioè del senso) nessuno tende alla “tuttologia” più del filosofo.
    Ecco allora l’esigenza di rispondere, ad esempio, alle domande sul senso estetico: del bello e del brutto, del gustoso e del disgustoso, del piacevole e dell’orripilante, dl profumato e del nauseabondo ecc.ecc., fino a chiedersi il senso del pensare e dell’agire artistico, sia in generale che storicamente.
    Larchitettura, quando non sconfina nella “mera edilizia”, fa parte dell’agire artistico, ed essendo,comunque, oggetto d’uso, si carica di un senso particolare rispetto ad altre opere ritenute d’arte.
    ( fine seconda parte)

    RispondiElimina