martedì 18 marzo 2008

Anche i mestieranti piangono

Sapete qual è il vero male del mestierante? che non è ossessionato dal suo mestiere. Ci sono artisti e mestieranti in ogni professione. Prendete la mia cena di sabato. Con amici, amici di amici, alcuni semplici conoscenti, un sacco di gente insomma. Posto rumoroso, scarse possibilità di conversare ad un livello che vada oltre il "buono questo" e "passami il sale"; nondimeno, siedo davanti ad una vera professionista. Fa l'odontoiatra, è molto sorridente (pubblicità per lei) e non vede l'ora di fare due chiacchiere. Io sono già un po' sgomenta dalla sovraesposizione acustica cui sono sottoposta, avrei solo voglia di uscire a fumarmi una sigaretta. Ma tant'è, mi rendo conto che la mia smania sulla seggiola viene scambiata per timidezza e per un inconfessato desiderio di fare conversazione: mi accorgo troppo tardi di essere nei guai. L'odontoiatra si avventa, violentemente felice, tutta denti e parole; la musica e il brusio di sottofondo si amalgamano in una cacofonia nauseante, non distinguo bene cosa mi dice. Afferro solo "gengivite", una, due, dieci volte. Lei mi guarda interrogativa e mi sento in dovere di annuire con la testa, imbarazzata, sì, certo, come no. Soddisfatta, ricomincia. Ancora gengivite. Mi chiedo come mai è l'unica parola che riesco a sentire. Lei parla e parla e io non capisco nulla. Magari mi sta facendo una lezione coi fiocchi e io ho perso un'occasione di sapere qualcosa sulla gengivite. Perché - Dio mi fulmini, di questo sono sicura - di gengivite si parla. Com'è che non si accorge che ho gli occhi vuoti. Annuisco ancora. Perché ormai è troppo tardi per dirle che non ho capito il senso, passerei da scema io. Quindi mi sforzo anche di essere convincente, certo che sono d'accordo. Arriva il primo. Ho le lacrime, non ho mai desiderato tanto un piatto di spaghetti. Lei si scusa, inizia a mangiare e quindi magari finiamo dopo. Io sospiro. Sarà una cena lunga, ma di fronte all'arte chino la testa.

2 commenti:

  1. Non è che ti stava dicendo:
    "Da quant'è che non ti fai una visita, nel tuo sorriso vedo un accenno di GENGIVITE?"
    "Sì, certo, come no"

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  2. è IL DUBBIO CHE DA SABATO MI ASSILLA.

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