domenica 16 marzo 2008

Gonçalo De la Seduction

La vraie séduction de l'acteur, c'est faire admettre au public qu'il est vraiment le personnage.
Bernard Giraudeau

Mancano le date. Proprio mancano completamente. Ho le ginocchia anchilosate. Forse se le piante le mettevano a un’altezza decente. Tanto comunque non c’è neppure un disegno. Uno schizzo. Gli occhi mi bruciano parecchio. Nella penombra della chiesa devo focalizzare le immagini applicate sul retro dei pannelli che formano il display della mostra. Il ricordo del sole portoghese è smaterializzato nel sogno della notte. Di un Effetto Notte. Questa selezione di progetti è nata tra il Tago e l’Oceano, nella luce, per la luce. Qui la luce riemerge per spot invasivi: il resto è nero fuliggine. Faccio una pausa. Tiro fuori il cd contenuto nella cartella stampa e lo apro. Nella penombra. Pochissimo materiale. Alcune foto, alcuni disegni. Nessun descrittivo delle opere esposte. M’arrangio. Alla vecchia, tiro fuori il quadernino e mi metto a prendere appunti. Nella penombra della chiesa. Ho le mani intirizzite. Classico vicentino oserei dire. Un grafomane m’ha detto che le mostre serie vanno viste in completa solitudine e a digiuno. Sulla prima ci sono, purtroppo anche sulla seconda. I progetti sono belli. I plastici si e no. Per un momento m’astraggo dal lavorìo scientifico di notazioni e guardo verso l’uscita ovattata da una tenda. O sono sadici loro o sono masochista io o tutte e due le cose insieme. È l’otto di marzo, fuori c’è un cielo di fumo e pioggia. La chiesa di San Silvestro è a dieci minuti dalla stazione ma per arrivarci ho fatto il giro dell’Oca. Lo zaino pesante, i capelli che sanno di spriz, una borsa della Toletta (grazie Luana) sfondata di libri. Non mi dimentico certo la mezza bronchite che mi sono presa alla Basilica, china sulle splendide maquettes dello studio SANAA. E come rinunciare a uno spettacolo del genere?! Anche a febbraio, anche con la neve. Ripenso alle gite palladiane, da Scarpa a Siza, ecco sì, Siza. La più bella, di sicuro. Le sue lampade cadevano come lacrime sui volumi di legno scolpito e il tempo non esisteva più. Mi ricordo che pensavo a quanta sacralità avesse restituito a quel luogo, lui, il portoghese, con i coni di luce che illuminavano il peccato dell’architettura: il piacere della forma, delle forme. Gonçalo non regge, ci sfigura proprio con il suo conterraneo. L’effetto notte è reso inefficace dalla scala gigante dei podii che sorreggono i plastici, alcuni di questi, però, davvero lirici. I led puntati contro l’incauto spettatore, che subito si percepisce come un voyeurista, intento a frugare tra lampi e quiete, sono fin troppo banali. Con chi ci stai provando signor architetto? La seduzione non è roba che s’improvvisa, non è un vestito che puoi indossare. La seduzione in architettura è un fatto culturale, un’attitudine e una sfrontatezza. Sicurezza. La seduzione non trema mai, non ha bisogno di buio. La seduzione è uno sguardo fisso che progressivamente svela lo spazio. La seduzione è una curiosità che invita a percorrere i volumi, a voler sapere, con un brivido di gelosia, cosa si nasconde dietro a un vetro. La seduzione, signor Byrne, l’ho vista un giorno di dieci anni fa al 261 Boulevard Raspail e me ne sono innamorata.

1 commento:

  1. Tratto dal lontano CT2008 questo commento,che non ho bisogno di tradurre,fu postato da un giovane dottorando mentre si preparava a fare pausa pranzo nello smog:"Sì,scriveva da Dio ma tirava pacchi altrettanto diabolici.Per fortuna,delle case ne parlò soltanto perché, se avesse dovuto farle avrebbe iniziato dal tetto (piano).Ottenne la fama quando iniziò ad andare alle mostre con un accompagnatore capace di disegnare. I suoi draws erano davvero penosi!".

    RispondiElimina